Il fascino del vintage al giorno d’oggi

Dalla musica alla letteratura, dal cinema alla moda: il passato sembra essere oggi più vivo che mai, e il fascino del vintage ha colonizzato ogni aspetto della nostra vita.

Il fascino del vintage al giorno d’oggi

Il concetto di ciclo vitale è vecchio quanto il mondo: già gli antichi greci e romani, nelle loro speculazioni filosofiche, erano arrivati a capire che la storia – e, in generale, l’intera esistenza – procede per cicli e che quanto successo in passato inevitabilmente succederà anche in futuro (si vede che all’epoca non esisteva la televisione e ci si divertiva con poco). Nel 2015 non possiamo certo dargli torto: basta guardarsi intorno per rendersi conto che quello che ci circonda, per molti versi, non è altro che una versione aggiornata del passato. E poco importa che questa sia solo una tendenza momentanea, una moda passeggera: visto che tutto si ripete, anche questo “déjà-vu” è destinato ad essere superato per poi ripresentarsi in futuro.

Prendiamo il cinema: da sempre i viaggi temporali (e quindi anche nel passato) sono uno dei temi portanti della fantascienza, tanto da diventare a volte dei veri e propri eventi culturali – basti pensare al recente Back to the future day. Ci sono poi vecchi brand che vengono rispolverati, restaurati o ri-girati dopo anni di distanza, tra le reazioni non sempre favorevoli dei fan: si pensi al sempreverde Star Wars, a Ghostbusters, al reboot di Mad Max o al presunto reboot di Jumanji. Non è poi insolito vedere un regista usare una vecchia macchina da presa, o un formato di pellicola uscito direttamente dagli anni ’70, per rendere il film più “vissuto”. La letteratura offre un’infinità di titoli ambientati nel passato, sia esso il medioevo o l’epoca Vittoriana. E come non pensare poi alla moda? Il cosiddetto fenomeno hipster, a livello estetico, non fa altro che riprendere i canoni del passato ricontestualizzandoli al presente. Ecco allora che tornano i barbieri vecchio stile, i baffi a manubrio e le barbe prorompenti; i capelli perfettamente ordinati stile anni Venti; le combo camicia e bretelle o giacca e farfallino; il risvoltino e i mocassini, e chi più ne ha più ne metta.

Ma uno dei settori in cui il “ritorno al passato” lascia il segno in maniera più incisiva è quello della musica. In questo revival sicuramente la passione per il vintage che contraddistingue l’hipster o il radical chic hanno avuto una parte importante, aiutando peraltro un settore in grossa crisi proprio per l’avvento delle nuove tecnologie e del downloading selvaggio. Il ritorno al passato, in quest’ottica, può assumere le caratteristiche di una vera e propria discesa in campo: la riscoperta del vinile e le registrazioni one take in studio, come si usava una volta, sono solo alcuni esempi di come il vecchio venga considerato, per i motivi più disparati, meglio del nuovo. Anche a livello più propriamente compositivo sono molti gli artisti che tentano di recuperare strumenti della tradizione folkloristica, di riportare in auge vecchi generi o che attingono a piene mani dal passato, consapevoli (chi più e chi meno) che ormai tutto quanto c’è da dire sia stato detto. Da Amy Whinehouse agli Arctic Monkeys passando per Parov Stelar e Hozier, ormai buona parte della musica contemporanea è impregnata delle sonorità degli anni ’40, ‘50 e ’60.

Questa tendenza è arrivata, con il consueto ritardo, anche in Italia. Molte band italiane hanno iniziato a proporre un sound vintage e ricercato, andando a curiosare soprattutto nel swing – genere al quale, in passato, il Bel paese ha regalato alcuni tra i più grandi musicisti al mondo. Tra i tanti artisti nostrani che si sono cimentati nell’impresa troviamo il giovane Luca Janovitz che, con il singolo “Il lavandino” (tratto dall’album One day only, in uscita il 23 novembre), ci riporta indietro nel tempo a quando tutto era in bianco e nero e internet non era nemmeno pensabile. Il brano ci catapulta negli anni Quaranta, tra ruggenti fraseggi di sax e trombe, note di pianoforte che si rincorrono a ritmi sfrenati e una voce calda, profonda e avvolgente, mentre il video – rigorosamente in bianco e nero – ricorda un film noir d’altri tempi con tanto di femme fatale, numeri di magia e un vero e proprio mistero da risolvere. Insomma: se vi piacciono le vecchie canzoni di una volta mettete a lucido le scarpe in pelle, annodate i papillon, lisciate i capelli e scatenatevi in un irrefrenabile “ballo animale” insieme a Luca Janovitz!

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