È così che Carlo Vichi, patron dello storico marchio di TV italiani Mivar, offre il suo polo produttivo al numero uno asiatico: Samsung, produci in Italia!
L’arrivo degli LCD, la spinta sul design, sulle nuove tecnologie e il progresso del settore hanno portato in poco tempo la Mivar, storico marchio di televisori italiani, al fallimento: il 20 dicembre del 2013 la nuova ed evoluta fabbrica, che Vichi aveva costruito per far fronte proprio agli orientali, ha prodotto il suo ultimo televisore.
In quest’ultimo stabilimento, progettato dallo stesso Vichi, situato su due piani per oltre 120mila metri quadrati coperti, non si è mai prodotto alcun televisore. L’attività alla Mivar si è difatti interrotta agli inizi degli anni 2000 per l’avvento dei televisori Lcd.
Ora quelle stesse fabbriche, vicine a Malpensa e collocate in una posizione anche strategica, vengono offerte a Samsung: il colosso coreano produce i suoi televisori per l’Europa in Polonia e l’opzione Italia potrebbe non essere affatto una brutta idea.
Per l’azienda fondata nel 1945 fatale è stato il passaggio dal tubo catodico ai display lcd e poi led. La Mivar in realtà non “produceva” più da anni, si limitava ad assemblare la componentistica che proviene da altri Paesi. Ultimamente venivano assemblati apparecchi smart con sistema operativo Android. Ma niente da fare, troppo bassi i volumi di vendita per sostenere una produzione. Così Vichi decise: dopo l’esaurimento delle scorte della componentistica, non ne sarebbero state ordinate altre.
Dopo vari appelli, caduti nel vuoto, Carlo Vichi torna nel 2017 a bussare alla porta di una società del settore: la sola rimasta a produrre componentistica elettronica. Lo ha fatto mettendo sul proprio sito un invito, in italiano e in inglese che riportiamo qui di seguito:
Signori Imprenditori asiatici, siete gli unici costruttori della componentistica elettronica. Venite a rendervi conto dei vantaggi che potreste avere assemblando in Italia 3 milioni all’anno dei vostri televisori, la Mivar vi concederebbe l’uso gratuito di un complesso industriale unico al mondo in provincia di Milano, come pure il supporto necessario a una vostra presenza in Italia. Il governo stesso darà il benvenuto a una Industria costruttrice di televisori. Signor Presidente della Samsung, mandi un suo incaricato a verificare personalmente come stanno le cose, non le costerà nulla.
Vichi però non intende trattare su un aspetto: l’uso delle fabbriche sarà gratuito ma Samsung l’onere dell’assunzione della forza lavoro per poter mandare avanti il tutto. Secondo voi, Samsung, raccoglierà l’appello?
Chi accusa Carlo Vichi di scarsa modernizzazione non ha evidentemente mai letto il documento profetico che lo stesso Vichi, dotato di una semplice licenza serale di scuola professionale, lesse al Consiglio comunale di Abbiategrasso nel 1984! In sintesi, Vichi disse che senza il mantenimento dell’industria elettronica in Italia, e se non si fosse posto un freno alla Cina e all’insostenibile concorrenza asiatica (…), tutta l’industria italiana del ramo si sarebbe estinta in meno di due decenni. Abbastanza lucido, diremmo.