Banner, video, pop-up molesti che si aprono a lavoro o in facoltà saranno solo un ricordo: il nuovo filtro di Google Chrome eliminerà in automatico ogni pubblicità invasiva. Ma a che costo?
Quante volte vi è capitato di cliccare per sbaglio su un banner comparso all’improvviso? E quante volte avete chiuso una pagina web semplicemente perché troppo carica di pubblicità, video che partono in automatico e chissà quante altre diavolerie?
Dal 15 febbraio 2018 le cose cambieranno. A partire da questa data, infatti, Google Chrome rimuoverà dai siti web tutti gli annunci non conformi agli standard definiti dalla Coalition for Better Ads. La Coalition è un consorzio che ha fissato le linee guida che le aziende dovrebbero utilizzare per migliorare gli annunci presenti sul proprio sito internet, in modo da renderli meno invasivi e da tutelare l’utente finale.
Come? Semplice: Google traccierà costantemente un report riguardante gli annunci pubblicitari (ads). Qualora un sito web contenesse ads considerati “non conformi” per più di 30 giorni, banner e pubblicità non saranno più visualizzabili dagli utenti che visitano la pagina.
Tra gli annunci destinati a sparire troviamo pop-up, banner a schermo intero, video automatici col sonoro attivo, banner che occupino più del 30% dello schermo e banner animati, sia su desktop che su mobile.
Tutto bene, allora?
Non è detto. Questa rivoluzione potrebbe avere due esiti dal risultato opposto. Da una parte, editori e proprietari di siti web cercherebbero di adeguarsi ai nuovi standard, sostituendo le pubblicità più fastidiose e invadenti con altre più in linea. In questo modo avrebbero un guadagno pressoché invariato con una navigazione della pagina decisamente più piacevole. Un win-win per entrambi.
Dall’altra, però, la sostituzione degli adv potrebbe non essere così semplice, soprattutto per i siti più piccoli. In questo caso gli editori rischierebbero di veder crollare i propri profitti e, nel peggiore dei casi, di essere costretti a chiudere il proprio sito perché incapaci di sostenerlo economicamente. Anche gli utenti ne risulterebbero danneggiati perché, come conseguenza, vedrebbero scomparire decine e decine di siti web.
Insomma: il cambiamento è importante e la posta in gioco è alta, tanto che già si organizzano incontri per preparare aziende ed editori alle nuove regole. Non ci resta che attendere gli sviluppi di questa ennesima novità riguardante il mondo dell’adv!
Per ulteriori approfondimenti, consigliamo di leggere l’approfondimento di Iab sul caso italiano.
A cura di Daniele Mu