E’ il caso di parlare di rebranding quando non sussistono più le condizioni di mercato e sociali su cui si basava l’idea originaria di un dato prodotto/marchio/servizio/azienda.
Attraverso il rebranding quel prodotto/marchio/servizio/azienda viene reimmesso nel mercato sotto un altro nome o una diversa identità. Il rebranding diventa necessario quando sussistono reali motivazioni che allontanano, per es., un prodotto da chi effettivamente dovrà entrare in relazione con esso. Anche gli “incidenti”, dunque, sono un valido motivo per scegliere il rebranding, ma possono esserlo anche gli insuccessi o le critiche esterne.
Ecco perché trasformare un marchio non significa solo, o per forza, rinnovare il logo o il nome. Il processo di rebranding dovrebbe essere graduale e rispettoso verso la propria clientela, e in grado di sfruttare il valore intrinseco del prodotto e l’attitudine psicologica favorevole dei propri consumatori. Si tratta, perciò, di un lavoro complesso, che faccia ripensare il brand, affrontando:
Discorso identitario
Ripensare il concept, svolgere un’attenta e sincera analisi dei valori che si intende trasmettere attraverso il riposizionamento, rinnovare il sito web e sviluppare un’immagine coordinata (carta intestata, biglietto da visita, busta da lettera, cartelletta, block notes, gadget, vestiario e ogni supporto brandizzato).
Percezione della clientela
Per evitare un divario tra ciò che viene offerto e le aspettative della clientela occorre avere chiaro il messaggio che si vuole trasmettere, adattarlo al proprio contesto e comprendere bene come trasmetterlo in termini sociali e culturali per far sì che venga apprezzato.
Qualità
La qualità del prodotto/marchio/servizio deve garantire le promesse fatte attraverso la comunicazione. La campagna di marketing potrà essere molto allettante ma se il prodotto/ marchio/servizio non mantiene le promesse si avrà un effetto boomerang che ricadrà sul brand.
Gestione dei social media
Utilizzare il vecchio account per indirizzare gli utenti verso il nuovo profilo. E’ il caso di Twitter, dove è possibile cambiare il proprio “Twitter Handle” (username) e di YouTube (a scapito di tutti i video, commenti e views che andranno persi); mentre su Facebook non si può cambiare il vanity URL del profilo personale né tantomeno l’URL delle pagine con più di 100 fan (per rispetto degli utenti che hanno cliccato mi piace).